I miei lettori

sabato 22 novembre 2008

Il Guerin Meschino

All'inizio del 1400 le leggende venutesi a creare nel corso dei secoli intorno alla grotta del Monte della Sibilla quale luogo incantato, governato da una regina fatata, si diffondono non solo in tutta Italia, ma anche in Europa, specialmente in Francia e Germania, grazie al successo di un popolare romanzo cavalleresco: il Guerin Meschino di Andrea da Barberino. Il libro narra le vicende di un fanciullo di origine principesca chiamato Guerino che, ancora in fasce, venne rapito da una nave corsara e venduto ad un mercante di Costantinopoli. Qui, cresciuto alla corte dell'imperatore, dopo favolose vittorie in battaglie e giostre individuali, sullo sfondo storico delle guerre tra l'Impero Romano d'Oriente e i turchi invasori a cui si intrecciarono e si contrapposero le crociate, decise di andare alla ricerca della sua vera patria, dei suoi genitori e del suo nome. E fu così che a vent'anni iniziò il suo lungo peregrinare per il mondo, finché a Tunisi, il mago romito Calagabach non lo indirizzò alla fata Alcina che viveva in un regno fatato sui monti del centro Italia. Il Meschino, dopo un confuso viaggiare per il Mediterraneo giunse finalmente a Norcia, salì alla vetta del monte Sibilla e scese nella grotta, con l'intento di interrogare la fata sulle proprie misteriose origini. Ma nel romanzo la regina Sibilla incarna, contemporaneamente, sia il tradizionale ruolo di saggia profetessa, che quello di demoniaca seduttrice, secondo il ricorrente motivo dell'incantatrice del cavaliere avventuroso: così, nel bozzetto, splendide ancelle si fanno incontro al crociato nel tentativo di sedurlo con ogni mezzo, mentre la fata, distesa nella sua alcova, tiene in mano il cartiglio che cela la verità tanto cercata dal Meschino. La fata è esplicita, egli avrebbe saputo la propria origine solo passando per la via del peccato. Ma il Guerino illuminato dalla luce della fede non peccò e dopo sette mesi di permanenza, vanificato ogni tentativo, decise di uscire da quel magico regno. Dopo questa avventura Guerino si recò a Roma dal Papa a cercare quello che altrove non aveva trovato. Alla fine, non furono maghi o profetesse a rivelargli la sua vera identità, ma la fede in Dio, che lo condusse in Puglia a difendere re Guiscardo dai Saraceni. E qui liberati due vecchi prigionieri scoprì che erano Milone e la regina Fenisia: i suoi genitori.
Riflessione: "La storia è testimone dei tempi, luce di verità, vita della memoria, maestra della vita, annunciatrice dell'antichità". Cicerone
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8 commenti:

Unknown ha detto...

Buon pomeriggio caro Peppe
la tua sintesi ha suscitato la mia curiosità,sembra un romanzo molto bello.

Raimondo - Niente Barriere ha detto...

Adoro leggere e questo deve essere un bel libro.

Ciao e Buona serata

Anonimo ha detto...

La Storia è fatta dagli individui nel perseguimento dei propri fini. (Si, si Peppe. Sono d'accordo con te. La Palin non è male). Buona domenica.

Gianna ha detto...

Mi hai rinfrescato la memoria.

La fede in Dio è tutto,ci fa vivere e sperare in un mondo migliore...

Tomaso ha detto...

Le ore passate leggendo questi bellissimi racconti sono le ore che volano in fretta.
Si dico in fretta perché questa mattina molto presto non sono riuscito ad riprendere sonno, e allora eccomi qui a darti la buona domenica....

Anonimo ha detto...

questi conti sono sempreaffascinanti.
buona domenica

Matteo L. ha detto...

Ti stimo perchè apprezzi il Medioevo e per me è sempre stato ostico da digerire come periodo. Bravo nella spiegazione

Anonimo ha detto...

Ci sono stato nel monte Sibilla ...