I miei lettori

domenica 2 novembre 2008

Il tirchio e l'avaro.


Sicuramente a tutti voi sarà capitato di incontrare o avere in famiglia (ho il mio caso) e/o tra gli amici un personaggio tirchio ed avaro, voglio sottoporvi, all'uopo, dei pensieri antichi, ma ancora attuali, del filosofo Teofrasto (discepolo di Aristotele, a cui succedette nella direzione del Peripato c.d. Liceo) tratto dalla sua opera "I Caratteri", che altro non è che una incisiva e dettagliata descrizione di alcuni modelli morali, i quali costituiscono un vivo ritratto della vita del suo tempo (371-287 A.C.)
Il TIRCHIO
La tirchieria è il risparmiare esageratamente in tutto ciò "che ha a che fare con gli averi . E il tirchio è quegli che già a metà del mese si presenta già alla casa del debitore per incassare un mezzo obolo [d’interessi]. In una tavolata [alla romana] conta quanti bicchieri ciascuno ha bevuto e fra tutti gli ospiti è quello che fa l’offerta più piccola a Diana.
Se alcuno ha comperato per lui qualche cosa a buon prezzo e gli dà il conto, egli sostiene che è ancora troppo caro. Se uno schiavo gli rompe una vecchia pentola o una scodella, gli riduce il vitto per rifarsi. Se sua moglie dovesse perdere una monetina, è capace di mettere sottosopra tutto l’arredo e di perquisire letti, casse e veli. Se vende qualche cosa, mette un prezzo così alto che l’acquirente ci ricava ben poco. È chiaro che non permetto a nessuno di raccogliere fichi dal suo orto, di passare per i suoi campi o di raccogliere una sola oliva o un solo dattero caduti dai suo alberi. Ogni giorno va a controllare se le pietre di confine sono ancora al loro posto. Dai debitori pretende gli interessi per ogni ritardo e gli interessi sugli interessi. Quando gli tocca di offrire il banchetto, taglia la carne a pezzettini già prima di servirla. Se va a comperare la carne, torna a mani vuote. Alla moglie vieta di imprestare sale, lucignolo, cumino, origano e neppure orzo né bende né pasta per i sacrifici e le dice: «Anche queste piccolezze, alla fine dell’anno fanno un bel po’» . [In somma, le casse dei tirchi sono ammuffite, le chiavi arrugginite, essi portano vestiti più corti delle gambe, si ungono con ampolline piccolissime, si tagliano i capelli a raso, a mezzogiorno vanno ancora scalzi e litigano con i lavandai perché usino molta argilla e le macchie non tornino fuori].
L’AVARO SORDIDO
L’avarizia [di cui parliamo] è il darsi da fare per ottenere guadagni svergognati e questo tipo d’avaro è quello che non mette abbastanza pane davanti ai suoi ospiti e che è capace di prendere danaro in prestito dall’amico che ospita in casa. Quando fa le porzioni [della carne del sacrificio] dice che è giusto che chi fa le parti riceva una doppia porzione e subito se la fa per sé. Se vende vino ad un amico lo annacqua anche a lui.
A teatro porta i propri figli solo quando i custodi lasciano entrare gratis. Se viaggia per una ambasceria pubblica, lascia a casa il danaro avuto dalla città e si fa prestar soldi dai compagni d’ambasceria. Al suo servo poi carica sulle spalle un peso più grosso di quanto può portare e, tra tutti , è quello che gli dà meno da mangiare.
Dei regali fatta all’ambasceria pretende la sua parte e poi la rivende. Nei bagni si unge e dice allo schiavo «quest’olio che hai comperato è rancido» e si unge con l’olio degli altri. Delle monete di rame che il suo servo trova, ne pretende la metà «perché Hermes è comune» .
Egli dà il mantello a lavare, ne prende in prestito uno da un conoscente e lascia trascorrere più giorni del necessario [senza restituirlo], finché non glielo richiedono. Ed ancora: quando deve misurare le granaglie alla famiglia, egli usa ancora uno staio fidonico, per di più con il fondo infossato, e poi lo rasa ben bene. Egli vende sottoprezzo le cose di un amico che invece pensa di vender bene. Se deve restituire un debito di trenta mine, trattiene [come sconto] quattro dracme. Se i suoi figli, per malattia, non hanno potuto andare a scuola per tutto il mese, detrae l’importo corrispondente dalla mesata [del maestro]. Nel mese di Antisterione (febbraio) non li manda neppure a scuola perché ci sono troppi giorni festivi e così risparmia soldi. Quando lo schiavo gli porta i soldi per il suo noleggio, egli pretende persino la percentuale per il cambio delle monete di rame [in argento] e il contrario fa quando egli deve pagare il conto all’amministratore. Quando offre un banchetto alla sua fratrìa, pretende che i suoi schiavi vengano nutriti dalla cassa comune. Poi prende nota dei mezzi ravanelli rimasti sulla tavola così che non se li mangino i servitori.
Quando fa un viaggio con conoscenti, si serve dei loro schiavi e i propri li noleggia fuori, ma non mette il danaro nella cassa comune. Nelle cene in comune organizzate a casa sua, mette in conto agli altri anche il legno, le lenticchie, l’aceto, il sale e l’olio [delle lampade].
Quando uno dei suoi amici si sposa o dà in nozze la figlia, parte in viaggio qualche tempo prima per non dover mandare un regalo. Dai suoi conoscenti prende in prestito cose che non si possono richiedere né riottenere.
Riflessione: "L'assurdità dell'avarizia sta nel fatto che l'avaro vive da povero e muore ricco". V. Buttafava
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20 commenti:

Matteo L. ha detto...

Interessante questo post. Effettivamente la differenza molto spesso non è evidenziata. Bravo!

Pupottina ha detto...

grazie per le belle parole che hai sempre per me....

io credo di essere tirchia perché sto sempre a risparmiare.... in tal caso però non so se mi piacerebbe morire da avara...cioè ricca....
in realtà ormai risparmio con un fine.... le vacanze.... guai a chi allontana una nuova crociera o un viaggio dal mio percorso di vita... potrei trasformarmi in una serial killer... e si sa che le donne sono sempre le più pericolose... ahahahah
ciaoooooooooooo

p.s. questo post mi è piaciuto moltissimo... mi piacciono queste tue citazioni.... i classici non andrebbero mai dimenticati...
ciaoooooo

^___________________^

Anonimo ha detto...

Sono più vicino al tirchio che all'avaro.
Nella vita bisogna operare sempre nella via di mezzo: se si ha la possibilità di risparmiare è giusto farlo.

Calliope ha detto...

Non sono nè tirchi nè avara ^_^
sono come la formichina e non come la cicala e di questi tempi mi sa che è la miglior cosa ma non per morire ricchi ma per vivere poveri ma con dignità.
Bel post davvero, bravo peppe.
Un salutone a te e famigliola ^_^
buona domenica

Gianna ha detto...

Bravo davvero a descrivere minuziosamente tutti gli atteggiamenti del tirchio.

Conoscevo la citazione in questi termini: è meglio morire da poveri che da ricchi.

Un abbraccio,peppe.

AndreA ha detto...

Io sto nel gruppo dei PARSIMONIOSI, se riconosco che la spesa vale farla, non mi importa di spendere, anche se fosse tanto, ma la faccio!

Un abbraccio ... :-)

P.S. Hai cambiato il carattere dei post?

Kylie ha detto...

Io sto nel mezzo... cerco di non farmi mancare nulla ma ho il senso del risparmio.
In fondo questi sono tempi difficili e non vorrei trovarmi in difficoltà.

Un abbraccio forte

Punzy ha detto...

Ho notato che spesso, chi è avaro con i soldi, lo è anche con i sentimenti.
Avidità affettiva, bruttissima

IO sono un pò..risparmiosa con i soldi ma affettuosissima!!!

Anonimo ha detto...

OK! Grazie per i complimenti...
Ti ho inserito nella lista dei blog e siti amici.
[Re]write di Giovanni Greco
http://www.giovannigreco.eu

ASTERIX ha detto...

tirchio o avaro ...questo e' il dilemma ...un po' tirchi e un po' avaro forse pero' un po piu tirchiooooo

Anonimo ha detto...

Io a volte sono un pò tirchio...

Ottimo post. Hai puntualizzato sulla differenza che c'è fra le due categorie

Anonimo ha detto...

Quando ero più giovane bazzicavo da quelle parti. Il figlio del titolare era mio amico...
Ora ci passo solo ogni tanto

Anonimo ha detto...

guarda, io sono un po avaro...però se c'è da spendere in modo ragionevole io sono il primo a cacciare i soldi.
ciao e troppo forte il post

Unknown ha detto...

Ciao,Peppe come sempre i tui post danno "sapore" di sapienza,complimenti.
Pero' ai giorni d'oggi (con la crisi che c'è)si confonde la tirchieria con l'avarizia,ma fortunatamente non è indole,ma necessita' o meglio a dirsi costrizone per come vanno le cose.

germana ha detto...

E' la prima volta che visito il tuo blog:Bellissimo!!!
Verrò spesso a trovarti.
Tirchieria? Avarizia? Nessuna delle due: Ho già troppi difetti,ma una piccola virtù come la parsimonia credo di averla.
A presto

Clelia ha detto...

La tua ultima riflessione è talmente logica da spiegare questi due vizzi capitali. Non sono una parsimoniosa convinta, ma so cosa e cosa non posso permettermi... mi sembra un passo avanti!

un abbraccio da Londra

Clelia

Pupottina ha detto...

buon martedì

Anonimo ha detto...

Anche io come Kylie sto nel mezzo,e anche io e mio marito cerchiamo di non farmi mancare nulla, chiaramente stando attenti ai prezzi!!

Anonimo ha detto...

ciao! Grazie per i passaggi dal mio blog. Anche se mi trovi un po' depression in questo periodo.
:)

Juan MV (juanjujuy) ha detto...

MI FA RICORDARE alla storia di fedor dovstoievsky e crimine e punizione


saluti grande e bravissimo amico